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sapeva la sua ignoranzia. Per tutte queste cose dette apparisce Socrate in tutto simile allo Dio Amore: e però lui essere amatore legittimo. Sì che meritamente Alcibiade quando gli altri convitati ebbono lodato lo Amore, giudicò dovere essere lodato Socrate, come vero cultore di questo Dio. Acciocchè noi intendiamo nel lodare Socrate, similmente lodarsi tutti quelli che amano come Socrate. Quali siano le lodi di Socrate, qui avete udito: e Alcibiade nel Convito le trattò lungamente. E in che modo amava Socrate, lo può conoscere qualunque della dottrina di Diotima si ricorda: perchè egli in quel modo amava che disopra insegnò Diotima.


Capitolo III

De lo amore bestiale, e come è spezie di pazzia


Ma dimanderammi forse alcuno, che utilità conferisca alla generazione umana questo Amore socratico per la quale sia degno di tante lodi: e che danno rechi lo Amore contrario. Io ve lo dirò, repetendo da lungi questa materia. Il nostro Platone diffinisce nel Fedro, il furore essere alienazione di mente: e insegna due generazioni di alienazione. Delle quali stima, che l’una venga da infermità umana: l’altra da inspirazione divina. La prima chiama stoltizia: la seconda furore divino. Per la malattia de la stoltizia, l’uomo cade sotto la spezie dello uomo: e di uomo quasi diventa bestia. Due sono le generazioni della stoltizia: l’una nasce dal difetto del cervello, l’altra dal difetto del cuore. Il cervello è occupato alcuna volta dalla collera adusta: alcuna volta dal sangue adusto: alcuna volta dalla nera feccia del sangue: e di qui gli uomini pazzi diventano. Quelli che sono tormentati dalla collera adusta, benchè non sieno da alcuni ingiuriati, agramente si adirano: gridano forte: avventansi in qualunque si scontra in loro: e manomettono sè e altri. Quelli che