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della selva, è virtualmente nella selva stessa, e tutto il tempo passato da Dante dopo quella notte, è, virtualmente, in quella notte medesima. Il che significa il poeta con sue potenti abbreviazioni, fatte apposta per mettere fuori di via l’interprete. In vero la selva è “aspra e forte„.1 “Aspra e forte„2 è la via tutta dall’inferno al purgatorio. Una notte è il tempo passato nella selva: dalla profonda notte sono usciti, Virgilio e Dante, quando sono sulla spiaggia del purgatorio,3 e per la profonda notte4 Dante afferma di essere stato condotto da Virgilio.

E quella notte nella selva fu con “pièta„5 e la guerra che Dante presentiva d’avere a sostenere nell’altro viaggio, era “sì del cammino e sì della pietate„.6 Da ciò l’importanza grande che hanno le disperate strida di quelli del vestibolo e la pietà che Dante prova nel limbo. Virgilio si dipinge di pietà per l’angoscia, Dante è preso da gran duolo al cuore.7 In quelle strida disperate e in questo gran duolo è involta tutta la disperazione e tutto il dolore della perdizione del genere umano causata dalla “umana colpa„. Chè ella procacciò agli uomini tale una infermità, cui nemmeno la redenzione in molti, o nei più, toglie, e tale un’ignoranza, per la quale nemmeno la innocenza dei parvoli e la sapienza e virtù degli spiriti magni può meritare salute: una difficoltà e un’ignoranza che prima e dopo la Redenzione furono causa di ogni reità e di ogni cecità, ma che, prima di quella, pareggiavano ogni cecità e ogni

  1. Inf. I 5.
  2. Purg. II 65.
  3. Inf. I 21, Purg. I 44.
  4. Purg. XXIII 121 seg.
  5. Inf. I 21.
  6. Inf. II 5.
  7. Inf. IV 19 segg. 43 segg.