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196 | tavola terza |
nella comune rovina, e nel 1648 fu incarcerato nel castello di Reggio: e non ne fu liberato che nel 1652, con patto che uscisse dei dominii spagnuoli. Passò allora in Firenze, e prese dimestichezza co’ più chiari uomini di quella nobilissima città, de’ quali ricordo Francesco Redi, Vincenzo Viviani, Lorenzo Magalotti, Lorenzo Bellini, Pierandrea Forzoni, Vincenzo d’Ambra, ed il calabrese Giovanni Alfonso Borelli. Fu ammesso quindi alla conversazione letteraria del Granduca Ferdinando II de’ Medici. E quando nel 1657, fu fondata (a cura del Principe Leopoldo, fratello del Granduca) l’Accademia del Cimento, il nostro Oliva fu annoverato tra gli Accademici ordinarii, e fu de’ più operosi e benemeriti. E molte esperienze egli vi fece in concorrenza cogli altri socii, e specialmente col Borelli, col Redi, e col Magalotti.
Scrisse l’Oliva un Trattato de’ liquidi, che come ci assicura Leopoldo de’ Medici in una lettera a Michelangelo Ricci, era già pronto per la stampa, ma non sappiamo che sia stato mai pubblicato. Solo di tal lavoro ci rimane una tavola sinottica, che il Targioni pubblicò ne’ suoi Atti e Memorie inedite dell’Accademia del Cimento. Opera molto maggiore sulla stessa materia era stata ancora composta dall’Oliva, della quale buona parte è stata veduta dallo stesso Leopoldo, come ci narra nella citata lettera al Ricci. Compose ancora l’Oliva una Memoria dei sali, e Lettere intorno alla generazione dei bacherozzoli, che non videro mai la luce, e forse giacciono dimenticate nel polveroso scaffale di qualche libreria fiorentina.
Nel 1663 avendo rinunziato il dottissimo Marcello Malpighi la cattedra nell’Università di Pisa, ov’era Professore di medicina teorica, questa fu data dal Granduca al nostro Oliva coll’annuo stipendio di trecento scudi. Tenne ancora in Pisa scuola privata di filosofia e di fisica dal 1665 al 1666 e parte del seguente anno. Leggeva e spiegava il Gassendi, ed il Galilei, ed andavano fra gli altri alla sua scuola Vincenzo d’Ambra, Tommaso Rospigliosi, il Conte Girolamo Rabatta, e Falco Rinuccini. Dettò ancora una sua Filosofia al Bellini, che questi veniva scrivendo giorno per giorno, e fu poscia ricopiata dall’Ambra, presso cui si conservava. Era l’Oliva salito in grandissima riputazione, e perspicacissimo ed ardente ingegno fu chiamato dal Borelli; dottissimo in ogni genere di scienze e sommo filosofo da Giovanni Battista Nelli; grande ingegno, ed uomo più virtuoso che mai dal Redi; sommo ed universale nelle scienze dal Salvini; feracissimo genio dal Mozzi; famoso per il suo gran sapere dal Targioni; valentuomo dal Tiraboschi.
Ma nel 1667 Antonio Oliva lasciava improvvisamente la cattedra