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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/218

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   208 tavola terza

     E tu, giorno fatal, che con sì chiari
     Lumi notte sì rea da Reggio scuoti,
     Torna, ad onor de la Colonna ardente,
     Sempre fausto e felice a quella gente.


Carlo Musitano. Prete. Pubblicò in Napoli nel 1682 un’operetta intitolata Meditationes speculativae in linguam latinam, che meriterebbero tuttavia di essere studiate dagli amatori del classico idioma di Tullio e di Virgilio.

Giovanni Paolo Francoperta. Il nostro Cumbo nella dedicazione del suo poema a Giuseppe Francoperta principe di Cosoleto, narra che il nostro nobilissimo reggino Giovanni Paolo Francoperta, nella lega cristiana sotto D. Giovanni d’Austria contro il Turco, avesse armata una galea a sue spese: sulla quale, navigando colle altre navi dei Cristiani, guerreggiò e trionfò gloriosamente. Di modo che allora il Francoperta era annoverato tra i più prodi Capitani che avessero combattuto con pieno successo contro l’audacia ottomana.

Giovanni Alfonso Borelli. Di questo famoso scienziato non ci dilungheremo a narrar la vita e le opere, così conosciute nella storia letteraria d’Italia. Solo ci giova dimostrare ch’era, non Siciliano, non Napolitano, ma Calabrese, e che il suo paese nativo fu la nostra Santagata. Su di che riferiamo prima quanto va ragionando il nostro Girolamo Arcovito nella Biografia che ne scrisse, e che si conserva autografa dal suo culto nipote signor Natale Musitano. Sappiamo dunque dall’Arcovito che Tommaso Cornelio scrivendo sotto il nome di Marco Aurelio Severino al Borelli, chiama questi municipe suo; e calabrese era il Cornelio, ed il Severino, e tutti e due contemporanei del Borelli. «Ma altro noi abbiamo (scrive l’Arcovito) che dimostra il nostro assunto. Domenico Martire da Serra Peduci, contado di Cosenza, Canonico Decano della Chiesa Arcivescovile di quella città (uomo assai reputato per la sua Geografia Sagra, e per la Storia di Calabria con onore allegata da’ nostri dotti, che si conserva manoscritta in due volumi particolarmente in Roma nel Collegio di S. Francesco di Paola ad montes) costantemente ne’ suoi manoscritti dichiara calabrese il Borelli, nato precisamente in Santagata presso Reggio. Era il Martire, uomo ben erudito, contemporaneo del Borelli: poteva e doveva conoscere quel che scrivea. Non lo dice da Cosenza, non lo attribuisce a’ luoghi vicini, non alla sua provincia, onde possa la sua autorità esser sospetta, ma ad un ultimo angolo di questa estrema Calabria. I nostri scrittori, posteriori un tal poco, tali però che potevano per certa tradizione co-