Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/252

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224 trattato della superbia.

ficio nella chiesa di san Maurizio, del quale era stato lungo piato tra lui e uno possente cherico del paese: ma costui, non forse perché avesse più ragione, ma perché avea avuto grande favore1 da ceti baroni della contrada, l’avea vinto, ed erane in possessione. Una mattina, essendo egli in chiesa alla messa, e cantandosi quello vangelo dove nella fine disse Iesu Cristo: Qui se humiliat exaltabitur: Chi s’aumilia sarà esaltato; volsesi costui a’ compagni, e disse: – L’altre parole del Vangelo possono essere vere, ma questa pure è falsa; chè se io mi fossi umiliato al mio avversario, non possedere’ io2 questo beneficio con tante ricchezze.3 – Detta questa parola, venne subitamente un tuono grandissimo, e una saetta4 gli entrò per la bocca, colla quale avea detta quella abominevole parola5 e lasciòllo in quello medesimo luogo morto, la lingua e la strozza tutta arsa e fattone carbone.6 Onde santo Iob, considerando la grave offesa de’ superbi, diceva a Dio: Disperge superbos in furore tuo; e più oltre: Respice cunctos superbos, et confunde eos. Ragguarda tutti gli uomini superbi, e confóndigli e spérgigli nel tuo furore, sì che non si trovi l’uno dove l’altro.


CAPITOLO SETTIMO.


Dove si dimostra come la superbia si possa correggere; e come è cosa malagevole.


La settima cosa che séguita ora a dire della superbia, si è della sua correzione. Dove è da sapere che questo vizio, nel quale molto agevolmente s’offende e pecca, molto malagevolmente si corregge: e ciò si dimostra per più ragioni. In

  1. Nel Testo: ma perchè ebbe aiuto.
  2. Ediz. 95 e 85: non harei (o avrei) io a tenere.
  3. Manca con tante ricchezze nel Codice.
  4. Ediz. 25 tramette: folgore; 95 e 85: focosa.
  5. Nelle stampe: bestemmia.
  6. Così le stampe; ed il Testo, non con maggiore eleganza: la lingue e la gola tutta gli arse e fecene carboni.