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242 trattato dell'umiltà.

CAPITOLO TERZO.


Dove si dimostra la commendazione della umiltà, e la molta sua utilitade.


La terza cosa che si conviene dire della umilità, si è della sua commendazione e della molta utilitade; della quale dice san Giovanni Boccadoro: Niuna virtù si puote agguagliare all’umilità. Ella è capo d’ogni virtù; ella è madre della sapienza; ella è fondamento di tutto l’edificio spirituale, sanza la quale l’altre virtù periscono, non avendo dove s’appoggiare. E santo Ierolimo dice: Non è cosa niuna che tanto ci faccia a Dio e alle genti grati, come essendo grandi per merito di santa vita, diventiamo piccoli per umiltà. E accordansi col detto del savio Ecclesiastico, il quale dice: Quanto maior es, humilia te in omnibus, et coram Deo invenies gratiam: Quanto più se’ grande e maggiore, tanto più t’aumilia in tutte le cose, e troverrai grazia dinanzi a Dio. La qual parola sponendo san Bernardo, dice: Avvegna che in ciascuna persona stia bene d’essere umile, tuttavia quanto la persona è maggiore e di maggiore degnità, tanto meglio in lei1 risiede e più chiaramente risplende la virtù dell’umilità, come fa la gemma nello anello. E quanta utilità faccia questa escellente virtù all’uomo cui ella adorna,2 qui appresso in parte lo scriverremo. In prima, l’umiltà merita all’uomo la divina grazia; della quale dice santo Iacopo: Humilibus autem dat gratiam: Iddio dà agli umili la sua grazia. La qual parola sponendo san Bernardo, dice: La grazia non entra nel quore di colui il quale si confida de’ suoi meriti e appoggiasi alle

  1. Così, con senso di gran lunga migliore, la stampa degli Accademici; leggendo, coll'antica, il Salviati: tanto in lui; e peggio il Codice nostro: tutto illui.
  2. Lezione confermata dalle più antiche edizioni. Ma il nostro Codice a uomo soggiunge, importunamente, e bello.