Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/277

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capitolo terzo. 249

ch'eglino onorano lui; come dice il savio Ecclesiastico: Magna potentia Dei solius, et ab humilibus honoratur: Grande è la potenzia del solo Iddio, e dagli umili è onorato. Onde dice Iddio per la Scrittura: Qui onorificaverit me, glorificabo dum: Chi mi farà onore, io lo glorificherò. E che l’umiltà meriti d’avere finalmente la gloria e il reame del cielo, santo Iob lo dice: Qui humiliatus fuerit, erit in gloria: Colui che sarà umiliato, sarà nella gloria. E ciò dimostrava Iesu Cristo, quando diceva nel Vangelo: Nolite timere, pusillus grex, quia complacuit Patri meo dare vobis regnum: Non temete, gente piccola, cioè gente umile, ch’egli è piaciuto al Padre mio di darvi il reame. E questo significava egli quando diceva: Sinite parvulos intrare ad me; talium est enim regnum coelorum: Lasciate venire a me i parvoli; imperò ch’egli è loro il reame del cielo. E in un altro luogo diceva: Nisi efficiamini ut parvuli, non intrabitis in regnum coelorum: Se voi non diventerete piccoli, non enterrete nel regno del cielo. Onde Salamone dicea ne’ Proverbi: Humilem spiritum suscipiet gloria: La gloria riceverà colui ch’è umile di spirito.


CAPITOLO QUARTO.


Dove si dimostra quali sono quelle cose che sono cagione e inducono ad avere umiltà.


La quarta cosa che séguita a dire della umilità, si è quali sono quelle cose che sono cagione e che inducono ad avere umilità. La prima cosa si è la considerazione de’ propi difetti; della quale dice santo Gregorio: Gli uomini santi, acciò che guardino in sé la virtù della umiltà, ponghino dinanzi agli occhi della mente loro i difetti e la loro infermità, acciò che, considerandogli, istieno umili, e l’animo loro, per qualunque bontà che abbino, non si levi1 in superbia. E ha l’uomo ca-

  1. Il Manoscritto però, colle due stampe antiche: non si levino.