Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/323

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trattato della scienza. 295

e conveniente1 cibo alla sua necessità. Onde dice san Gregorio, che la Scrittura è un fiume alto e basso, nel quale il leofante vi nuota, e l’agnello il guada.2 Vuol dire che quegli ch’è grande savio e molto litterato non vi truova fondo, e l’uomo semplice e sanza lettera vi truova fruttuoso ammaestramento; o vero che l’uno e l’altro vi truova suo pasto. E brievemente, tant’è il frutto e l’utilità della santa Scrittura, che niuno si dee confidare ne’ suoi sentimenti o ispirazioni, se quanto s’accordino con essa; secondo che dice santo Antonio. E avvegna che alcuna volta non s’intenda, si dee avere nondimeno in grande reverenzia, pensando che tutta è santa e verace, però ch’ella è da Dio: e ciò facendo, se ne trae spirituale frutto, o intendendola o no. Ben si truovano di quegli, e son molti (così fossin’eglino pochi, poi ch’essere ne debbono!), che studiano e imprendono la Scrittura colla intenzione corrotta, la quale dirizzano a mal fine; de’ quali dice santo Bernardo: Sono alquanti che studiano e apparano per sapere, non ordinano il loro sapere ad altro fine: e questo è curiosità. Sono alcuni altri che voglion sapere per essere saputi, cioè per essere conosciuti e tenuti savi: e questo è vanità. Sono certi altri che studiano e apparano per guadagnare poi della loro iscienzia: e questa è cupidità. E sono altri che studiano ed imprendono per sapere mal dire e mal fare: e questa è iniquità.3 E sono alcuni altri che studiano di sapere per potere e sapere bene operare, e per sé e per altrui; e questa è carità, che dee muovere la ’ntenzione dì ciascuno ad acquistare la divina scienzia; imperò che, come dice l’Apostolo: Scienzia inflat, charitas oedificat: La scienzia in ogni altro modo enfia altrui, facendo l’uomo vizioso e superbo e vano; ma la carità edifica, e fruttuosamente ammaestra se è altrui.

  1. Convenevol, colla prima stampa, il Salviati.
  2. Il Testo, nè certo meglio: vi guada.
  3. È da notarsi come quest'ultimo periodetto (cioè dopo la parola cupidità) si trovi soltanto nella stampa del secolo XVIII.