Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/372

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314 trattato de' sogni

timento,1 e ricordandosi di quello ch’è detto di sopra della differenza de’ sogni che si possono e non possono interpetrare, agevolmente se n’avvede. Similmente ardiscono d’interpetrare i sogni o vero le visioni che sono da Dio per lo ministerio de’ santi Angeli; i quali avvegna che abbino interpetrazione, non l’hanno per arte né per iscienzia umana, ma per revelazione divina, come fu mostrato di sopra. De’ sogni che sono dal cielo, cioè dalla influenza delle stelle e delle pianete, e dalla disposizione e impressione degli elementi, se sono buoni filosafi naturali e buoni strolagi, possono fare buona interpetrazione: ma e’ sono ben pochi que’ cotali; e que’ cotali2 che ben sanno, più dubiterebbono che gli altri di giudicare, temendo di non errare, che non farebbono coloro che poco sanno. Onde ser Martino dall’aia e donna Berta dal mulino più arditamente si mettono a interpetrare i sogni, che non farebbe Socrate e Aristotile, maestri sovrani della naturale filosofia. Anzi si legge che Socrate, disputando in isquola de’ sogni, e avendone detto ciò che dire se ne puote e sapere per naturale scienzia, occorrendogli certi dubi delle cagioni, degli effetti, delle significazioni dei sogni, i quali egli non sapea dichiarare e solvere,3 disse quella parola che santo Ierolimo allega nel prolago della Bibia, ed è iscritta di sopra ad altro intendimento; cioè: Hoc unum scio, quod nescio. Non si vergognò il nobile maestro di confessare la verità della ignoranza di quelle cose che non si possono dall’umano ingegno sapere, avvegna che donna Berta dica ch’ella lo sa bene ella; ma disse: Una cosa so io, ch’io non so; cioè volle dire: Quello che voi, uditori miei discepoli, vorreste sapere da me della materia de’ sogni, della quale io vi parlai, io nol solo: so io bene ch’io nol so; quasi dica: Io conosco bene la mia ignoranza in questo caso.


  1. Le due più antiche: che ha punto (o niente) d'intendimento.
  2. Non bene, a me sembra, il Salviati: e quelli cotanti.
  3. E assolvere, il Testo; come l'antica stampa: 'et absolvere.