Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/416

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invidia che io abbia al consolo, fortissimo giovane, il quale cresce e viene in gloria. E se la mia vita, e’ miei costumi e le cose che i’ ho fatte, e l’uficio d’essere stato dittatore e cinque volte consolo, e tanta gloria acquistata e nelle battaglie e qua entro (per le quali dignità e gran fatti più tosto mi dee venire fastidio de’ suoi fatti, ch’averne invidia), non levano gli animi da questa sospezione, almeno la mia etade li ne dee rimuovere. Io vi priego che voi giudichiate che invidia può essere tra me a colui che non è di tempo iguale al mio figliuolo. E non è da credere che io dicessi questo per invidia: però che quando io avea ancora la forza del mio corpo, ed era dittatore e in su l’entrare de’ grandissimi fatti, biasimandomi e perseguitandomi con infamia il maestro de’ cavalieri, ed essendomi dato per compagno e aguagliato il suo uficio al mio (la qual cosa non fu mai più fatta), neuno me n’udi mai parlare in Senato o al Popolo in mia difesa, nè in biasimare lui perchè questo non mi fosse fatto; ma co’ fatti più tosto che colle parole volli adoperare: di che avvenne che colui ch’era stato nell’uficio aguagliato a me, spontaneamente mi si sottomise. Non che ora, che acquistati tutti gli onori, io mi ponga a contendere di parole per invidia con questo giovane; essendo io in tale età che mi sia fatica il vivere, non ch’io potessi attendere alle cose che sono a fare. E perchè a Scipione sia conceduto l’andare in Africa e menare la guerra, non mi si toglie la gloria la quale i’ ho acquistata, che vivendo e morendo rimane meco: che io fui quelli che tolsi la vittoria ad Annibale, e conservai le forze che noi ora abbiamo, per le quali egli può ora esser vinto da noi.

Una cosa mi dèi ragionevolmente perdonare, Scipione: che come in me medesimo io non volli più tosto la fama degli uomini che ’l bene della repubblica, così non voglio innanzi porre la gloria tua al bene del comune. E se in Italia non avesse guerra veruna, o vero ci fosse tale nimico che vincendolo non se ne acquistasse gloria, allora si potrebbe dire