Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/57

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distinzione seconda. - cap. vi. 29

CAPITOLO SESTO.


Dove si dimostra che a fare penitenzia c'induce, che non facendola, si fa ingiuria a Dio.


La sesta cosa che c’induce a fare penitenzia tosto, si è che non facendola, o indugiandola, si fa offesa e ingiuria a Dio in ciò, che ’l tempo ch’egli ha noll’aopera bene. In prima, che l’uomo è infedele e sleale a Dio, chè ’l tempo che gli è dato acciò che lo spenda nel suo servigio, egli lo spende nel servigio del suo avversario; e dà al diavolo el fiore della sua gioventudine, e a Dio serba la morchia della sua vecchiezza. E se al servo che nascose il talento del suo Signore, perché non guadagnò con esso, fu tolto il talento, e giudicato infedele e sleale; quanto maggiormente sarà giudicato infedele e isleale servo colui che ’l talento perderà, e vie più colui che lo spenderà in offesa e in disonore del suo Signore? E intendesi per lo talento commesso al servo, col quale Iddio vuole che si guadagni e facciasi pro, la grazia, il conoscimento, il tempo e ’l buon volere che Dio dà all’uomo, acciò che l’usi bene e virtuosamente, sempre meritando a onore e gloria del Signore che dà, e a sua propria utilità. Il cui contrario fa il peccatore indurato, del quale dice santo Iob: Dedit ei Dominus locum poenitentioe, et ipse abutitur eo in superbiam: Iddio dà all’uomo luogo di penitentia, ed egli per contrario l’usa in superbia. Vuol dire che Dio dà all’uomo tempo, nel quale egli possa fare penitenzia e tornare a lui; ed egli l’usa in1 superbiamente peccando e disubbedendo a Dio. Or non è egli grande superbia e prosunzione, che quello

  1. L' in può essere dell'autore; ammesso, come facevasi, ai gerundi. Superbiamente sarà forse plebeismo del copista. L'edizione del 95 e quella del Salviati leggevano: l'usa superbamente, peccando e disubbediendo ec.

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