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La povera fanciulla non seguì più il suo giovane amico per boschi e prati.
Furono crudelmente divisi.
Poveri fiori sbocciati troppo presto! Povere creature umane sbattute dal turbine della passione prima d’imparare a combatterla.
Andavano avanti a passi lenti, quasi a ritroso; parevano Adamo ed Eva scacciati dal paradiso.
Prima di entrare nel cortile, vasto e popolato, che, oltre la casa di padronato dei Conti di ***, o il castello, come lo chiamavano tutti, conteneva una quantità di case coloniche e granai, stalle, fenili, Cesare avrebbe pur voluto dir qualche cosa alla povera ragazza che camminava al suo fianco e non osava guardarlo; ma le parole erano ribelli al suo desiderio. Però s’accontentò di prenderle una mano e gliela strinse con forza.
Teresina chinò la fronte sulla sua spalla, e lui sentì che piangeva. Allora gli tornò il coraggio. La strinse ancora una volta contro il suo petto, e la baciò in viso, sussurandole alcune parole d’amore.
Ma già giungevano fino a loro le voci delle persone che andavano e venivano dentro il cortile, già il guardiano si disponeva a chiudere il cancello.
S’affrettarono a entrare per non dar sospetto, e si dissero addio, o meglio a rivederci.