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— Uno che accetterà questa vergogna perchè gli sarà pagata bene! lo interruppe la povera ragazza con amarezza. Lo so che non conto per nulla al mondo, che la mia vita non ha nessuna importanza; ma un marito che mi sposi per i denari e poi mi rinfacci tutti i giorni quello che ho fatto, e se occorre so la rifaccia con quella povera piccina, non lo prenderò mai: no, mai.

Cesare guardava in quel momento la filatrice, non l’aveva mai veduta così, quasi quasi non l’avrebbe riconosciuta: la solita timidezza era sparita: il suo cuore si rivelava quale Dio l’aveva creato, nobile e fiero sotto ai suoi poveri abiti.

Il suo viso abbronzato aveva l’abbagliante pallore del marmo antico: i suoi occhi neri sfavillavano: dal suo corpicino, leggero come una foglia, flessibile come un giunco, nascosto nella veste ordinaria che la saliva fino al collo, non lasciando di scoperto che due piccole mani brune e due piedini scalzi, spirava un incanto soave, una voluttà mesta, un fascino che veniva dal cuore e andava diretto al cuore.

— Domani partirò, disse con voce ferma: non turberò più la sua felicità: la mia Angelina non rivedrà più suo padre!...