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dino di cui suo zio le aveva detto che sarebbe morto volentieri per un’ora dell’amor suo.

Vedendolo l’Emilia, che in quello stato di esaltazione aveva una singolare rapidità di pensiero, se ne rammentò subito, un po’ anche per il contrasto che c’era tra questo ricordo e l’umiliazione che il suo amor proprio di donna aveva sofferto: e un sorriso amaro le increspò le labbra.

— Sellami un cavallo, disse, voglio partire; fa presto.

Il giovane s’affrettò a obbedirla.

— Se la signorina comanda che l’accompagni sono ai suoi ordini, disse timidamente.

— Sì, accompagnami; non posso andar sola: ma spicciati che non venga mio zio.

Emilia saltò sul leggiadro animale avvezzo a portarla e a ricevere le sue carezze; ma quella sera lei non avrebbe avuto una carezza nè anche per sua mamma se le si fosse presentata davanti. Avrebbe voluto distruggere l’universo.

Tutto era spezzato nell’anima sua: la speranza era un sogno, la fede un’ironia: l’amore un inganno. Non voleva più che odiare e disprezzare: gli uomini non meritavano altro. In quel primo impeto sentiva più la collera che il dolore: l’offesa era terri-