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— O dolce fata! Pronuncia la parola che mi farà degno di te, e io t’amerò in eterno! — andava mormorando tra sè.

— O dunque, non me lo vuoi dire? esclamò Emilia impazientita di quel suo silenzio.

Gianni si riscosse tutto a codesta escita.

— È vero, o non è vero che vorresti dannarti in eterno purchè io ti concedessi solo un’ora d’amore? Ti sembro davvero tanto bella?...

— Bella come Iddio! esclamò il giovine.

— E sapresti amare così, tu? mormorò Emilia vicinissima a lui.

Gianni non rispose. Pazzo, fuori di sè, non sentiva più che un desiderio, una bramosia ardente che offuscava la sua ragione. Con un moto più rapido del pensiero fermò il cavallo. Quello d’Emilia imitò sull’istante il compagno e rimase fermo anche lui.

Allora il giovane che non poteva parlare per via dell’emozione, gettò le braccia al collo alla bella sirena che lo aveva stregato e si diè a baciarla con tanto impeto, con tanta furia che per il primo momento Emilia rimase come insensata.

Ma ben presto l’orgoglio offeso e lo sdegno la fecero tornare in sè, risvegliando il suo naturale imperioso.