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Con tutta la forza di cui era capace essa lo respinse, e, forse istintivamente adoperò la frusta che teneva nella mano destra. Il giovane la sentì sulle spalle e sul viso.... invece dei baci che sognava. Si svegliò.

In quel momento le passioni più feroci ruggivano dentro al suo petto; poco mancò ch’ei non dimenticasse non solo il rispetto che doveva alla signorina, ma perfino ogni senso di umanità.

Ma Emilia era forte e coraggiosa e aveva già dato di sprone al cavallo; e in lui stesso più della collera poteva l’angoscia che gli spezzava il cuore. Le sue palme si sciolsero, curvò la testa sul petto, una inesprimibile debolezza lo vinse. Intanto il cavallo che voleva tener dietro al compagno prese uno slancio e gettò in mezzo alla strada il suo disgraziato cavalcatore.

Povero Gianni! aveva sperato ch’ella pronunciasse la parola divina, e che fosse una parola d’amore.

Invece ella aveva riso di lui e lo aveva trattato come l’infimo dei suoi servi.

Ah, le fiabe non erano altro che fiabe!

O era passato il tempo. Le fate benefiche non esistevano più: non trasformavano più i poveri contadini in principi ideali.