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piccini. Siamo goffi e i signori ridono. E quando facciamo ridere, sia pure che si rida di nascosto, la persona che si è legata a noi finisce col non poterci soffrire. Oh! È tanto che ci penso. Ho letto negli occhi di Cesare che mi paragonerà tutta la vita con lei, con la sua bella cugina, e che mi troverà sempre inferiore.

— Ma la sua bella cugina è cattiva. Non gli vuol punto bene più, credete: è troppo superba. Non sapete che sposa il signor Arturo?

— Per disperazione. A me, mi piace di dire la verità: la signora Emilia non è cattiva. Se io morissi e che lei potesse sposare suo cugino vedreste come farebbe presto a mandare al diavolo il signor Arturo.

Ma Gianni non voleva che la Teresina parlasse di morire. Lei doveva pensare alla sua bambina, come lui alla sua mamma.

La Teresina invece avrebbe voluto che nessuno le parlasse della sua figliuola. Povera piccina! Lo sapeva lei quanto l’amava, guanto l’aveva amata sempre. Ma, da qualche giorno pensava che forse anche alla sua bimba sarebbe più utile la sua morte che la sua vita. Cesare le aveva già detto che bisognava metterla in un collegio per farla educare;