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nivano finalmente a dare le batoste all’Austria. Degl’Italiani non gliene importava proprio nè punto nè poco; troppo si ricordava del quarontotto! Allora avevano gridato viva a Pio IX, s’erano immaginati di far qualche cosa senza la Francia, anzi contro la Francia, come se la Francia non fosse il sole del mondo, e che il sole non dovesse un giorno o l’altro cacciar via i nuvoloni che gli danno noia. Scoppiassero!

Quanto a lui, non potevano accusarlo d’aver mutato, questo no, per Iddio! Gli era accaduto come a molti uomini politici di tutti i tempi, allorché si ritirano presto dagli affari; pensava che il mondo si fosse arrestato al momento preciso del suo ritiro e non si fosse mosso più.

Delle nuove idee non si curava, o meglio le ignorava assolutamente, tanto era rimasto fedele alle vecchie. Le giovani generazioni gli parevano come l’erba novellina; buona tutto al più a essere mietuta. Nella sua mente non esisteva che una Francia e una famiglia di Napoleondí, i quali finalmente si svegliavano dal lungo sonno per dare addosso all’Austria. E con essi si svegliava anche lui. Il resto era pazzia.

Immaginate come rimanesse alla pace di Villafranca.