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AUTUNNO


Nel gabinetto elegantemente ammobigliato, una donna giovane e bella, in veste bianca da mattina, stava seduta davanti a un tavolino da lavoro. Pareva attenta ad un ricamo; almeno, così avrebbe pensato, chi entrando nel gabinetto l’avesse osservata alla sfuggita. Ma approssimandosi e guardando meglio ci si poteva accorgere che il suo lavoro era di sola apparenza. Teneva bensì l’ago in mano e gli occhi fissi sulla tela; ma l’ago era sfilato, e gli occhi a metà socchiusi e gonfi di lagrime.

Di tratto in tratto alzava la testa e i suoi sguardi si fermavano sull’orologio, per rivolgersi poi quasi involontariamente verso all’uscio, come se avesse aspettato che qualcuno entrasse.