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Diffatti, un momento dopo l’uscio fu aperto, e una giovane cameriera si presentò sulla soglia.

— Il cavalier Carlo l’aspetta in salotto, disse.

— Fatelo passare di quà, rispose la signora senza levare il capo.

Un momento dopo il signore annunziato entrò.

La signora non si mosse, e rispose appena al saluto: anzi, l’ago sfilato sembrò tormentar la tela con maggiore accanimento, e la bella manina bianca muoversi con crescente rapiditá.

Il signore accolto a quel modo fece alcuni passi e s’arrestò in mezzo alla stanza. Egli la guardava in silenzio: pareva afflitto, quasi imbarazzato; eppure l’imbarazzo non doveva essere cosa solita in lui. D’alta statura, sciolto e pieghevole nei movimenti; la fronte altera, lo sguardo acuto e penetrante, la bocca fine e virile; alcune ciocche prematuramente canute in mezzo al volume dei capelli neri e inanellati: bastava dargli un’occhiata per giudicarlo un uomo abituato da lungo tempo a tutto le vicende, a tutte le tempeste della vita.

La sua emozione doveva essere molto profonda perchè se ne stesse là come inchiodato in attitudine di chi non ha coraggio di muoversi nè di parlare. Finalmente, vedendo che la signora non pensava a