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rosseggiava. Sperò che fosse la morte. Sorrise e chiuse gli occhi.

Quando tornò l’infermiera lo trovò svenuto.


Il treno correva e i viaggiatori non guardavano piú le belle campagne rinverdite, e i graziosi villaggi. Cominciava la noia della stanchezza.

Bianca rannicchiata in un angolo col suo bambino appoggiato sulle ginocchia, teneva gli occhi chiusi per essere lasciata in pace.

Il suo marito, il Capitano Luigi Raimondi, sedeva di faccia lei; era vestito da borghese con grande eleganza. Sulla sua testa la scriminatura dal mezzo della fronte formava una bella linea bianca fino al principio della nuca, in mezzo ai riccioletti artisticamente disposti in ciocchettine profumate. Era contento di sè. Aveva lavato l’offesa nel sangue, e in fondo era convinto che l’offesa non fosse mortale.

Bianca gli pareva il doppio piú bella, dopo che s’era battuto per lei.

Voleva piacerle a tutti costi.

Lei quando il bimbo si svegliò e non la lasciò piú quieta, rimase sempre seria ed indifferente, come straniera ai discorsi del marito. Il suo viso