Pagina:Speraz - Cesare, L'ultima notte, Autunno.pdf/262

Da Wikisource.

— 258 —

mostrava apertamente che non gustava i suoi scherzi e non accettava i suoi complimenti.

Ma lui s’era fitto in capo di vincerla e tirava innanzi per la sua strada, che gli pareva infallibile. Era riescito tante volte in quel modo, perchè non doveva riescir con sua moglie? Il bimbo intanto non faceva differenze; scherzando e ridendo passava da un braccio all’altro. Si stringeva al collo del babbo, e poi saliva sulle ginocchia della mammina. Ma vi fu un momento, in cui quelle carezze divennero un supplizio per quest’ultima, tanto Luigi insisteva nel far di suo figlio un trasmettitore di baci.

La collera le imporporava la fronte; ma non voleva dir nulla: il silenzio, la resistenza passiva, dovevano formare la sola sua arma. Tacere e soffrire, e col silenzio e l’indifferenza far ben comprendere al suo nemico, poichè lei non era capace di considerarlo altro che come nemico, a quale distanza dovessero vivere, sebbene uniti sotto lo stesso tetto. Dopo una mezza giornata di viaggio, giunsero ad una stazione, dove, non essendovi subito la coincidenza, bisognava che si fermassero due o tre ore. I viaggiatori ne approffittavano per desinare, lavarsi e riposarsi un poco. Scesero ad un primo albergo, e il Capitano ordinò uno di quei pranzi squisiti e eleganti che era solito offrire alle sue innamorate.