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Bianca non aveva piú altro rifugio che l’amore del suo bambino. Ma la suocera faceva quanto poteva per toglierle anche questo conforto: voleva il bimbo per sè.

Carlo a poco a poco tralasciava di scriverle. Capiva che le sue lettere sarebbero state un continuo impedimento alla sua felicitá, oppure cominciava a dimenticarla?

Il cuore le diceva che il dubbio solo era un delitto verso quest’uomo: ma lo avrebbe voluto meno rassegnato al sacrificio: avrebbe voluto che fosse venuto là a qualunque rischio, magari a costo di comprometterla: che le importava? Avrebbe scontato con qualunque tormento il piacere di vederlo ribellarsi al destino, accorrere per stare con lei un momento, incapace di sopportare quella separazione.

Invece l’abbandonava cosí alla corrente fatale che la trascinava, e alla sua debolezza.

E ogni giorno si sentiva come tramutare.

Già il pensiero di riconcigliarsi definitivamente con suo marito non le taceva piú tanto orrore. In certi momenti di stanchezza provava come un sollievo a adagiarsi nelle comode massime della moralità convenzionale.

Infine, era suo marito, il padre del suo bambino: