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sguardo alle care pareti, mandò ancora un tenera saluto a tutte quelle desolate memorie.

Un foglio era caduto sul pavimento senza che se ne fosse accorta. Si sentì sgomenta come se avesse commesso un sacrilegio. Si chinò in fretta per raccattarlo e rimetterlo nello stipo, ma fu sorpresa della sua forma.

Era una lettera scritta su carta rozza, i cui caratteri parevano anche più rozzi.

Chi poteva averla scritta? Un contadino certo. Ma perchè l’aveva conservata?

Forse era una preghiera di qualche povero diavolo che Cesare si era promesso di esaudire, forse un ringraziamento di qualcuno cui aveva fatto la carità in segreto. Il pensiero di scoprire una bella azione ignorata che facesse onore al suo diletto, la spinse a leggerla, e lesse:

«Illustrissimo signor Padrone.

«Mi prendo la libertà di far sapere alla vostra Signoria Ill. che la ragazza che il signor padrone sa di chi voglio parlare, sta qualcosa di meglio e potrà coll’aiuto del signore tornare a lavorare. Ma la suddetta non ha avuto cuore di mandar via la