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Improvvisamente, si levò il vento, furibondo, sibilante. Le assi delle barche legate alla riva scricchiolavano come se volessero rompersi: le onde s’accapigliavano furiosamente.

Le voci dei marinai svegliati in sussulto suonavano sinistre in mezzo al fischiar del vento. I legni più piccoli correvano a riparo dentro il mandracchio, una specie di laguna in miniatura.

Cesare aveva paragonato alla serenità del cielo, alla tranquillità dell’onda la vita calma e beata che voleva preparare alla sua diletta: cielo e mare s’erano affrettati a smentirlo.

— Ma quale è l’elemento che non sia lì pronto a darci una smentita, a noi poveri insetti, che la natura deride così apertamente?

Cesare lo disse ridendo per fare un po’ di filosofia pessimista; in realtà per altro non vi badarono nè l’uno nè l’altra; non accettarono il pronostico: erano felici e si amavano.

L’esperienza non li aveva ancora ammaestrati al dubbio: l’illusione li proteggeva: però erano forti e non ascoltavano i presentimenti.

L’uragano improvviso aveva resa impossibile la partenza di Cesare per quella sera: il signor Luigi era stato obbligato a offrirgli la sua ospitalità.