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— Sì, signorina.
— E dove le ha trovate tutte queste rose?
— È andato apposta a Pirano per coglierle nel suo giardino.
E dove vuole che lo metta il mazzo, signorina? Qui in questo vaso?
— Fammi il piacere, pigliati il tuo mazzo e portatelo in camera tua, non voglio regali del pedante.
Qualche ora dopo Emilia era sul sagrato della parrocchia e guardava con impazienza lungo la strada per dove doveva arrivare il suo Cesare. Il sagrato era un bel pezzo di prato erboso, ombreggiato di quercie e gelsi. A pochi passi di là si stendeva il piccolo cimitero fin quasi in cima alla Punta. Tutti i signori villeggianti e quelli stabiliti in campagna nei d’intorni di Salvore stavano là aspettando la messa, in mezzo ai contadini vestiti a festa.
I signori tutti italiani, i contadini tutti slavi, eccetto alcuni friuliani, fatti venire a posta come più abili per certi lavori.
Le carrozze di quelli che dimoravano più lontano erano schierate all’ombra: i cavalli staccati pascolavano l’erba intorno al cimitero; nè mancavano le treggie tirate dai buoi, arnese preferito da quelli che avevano strade più cattive da attraversare; e poi baroccini d’ogni foggia, e carrette.