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viso di lui non esprimeva altro che meraviglia e incertezza.

A un tratto la filatrice voltò le spalle al cavaliere, mettendosi a correre quanto più lestamente poteva, su per il viale, verso casa.

Dove vai? Gridarono le altre operaie stupite di quella fuga.

Ma lei non rispose; si voltò solo un momento accennando col braccio che andassero pure. La sua corsa diveniva sempre più rapida: pareva spinta da un terrore irresistibile.

— Si sarà pentita d’aver lasciata a casa la bimba, disse una giovane filatrice sua amica: sapete che non può vivere un momento senza di lei. Lasciamola fare, ci raggiungerà poi. E intanto andiamo avanti ch’è finito di suonare il terzo segno alla messa.

Le altre seguirono il suo consiglio e s’affrettarono tutte verso la chiesa.

Cesare era rimasto come impietrito davanti alla fuga improvvisa della ragazza: tutto gli diceva ch’era scappata così per lui. E poi, quel viso, quegli occhi, quel pallore destavano nell’anima sua una folla di memorie dolci e confuse. Un momento spinse il cavallo verso il viale, come per inseguire quella specie di visione tormentosa; ma poi si fermò,