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Lina. (alzandolo fra le sue braccia). — Per una volta, poverino!...

Ces. (gettandole le braccia al collo). — È stato per baciarti meglio. Come sei bella, zia!... Zia!... Mi piacerebbe di più chiamarti mamma.... È più bello mamma!... Non ti piace, a te?... Non vuoi? Di’, perchè non vuoi?

Elis. (intervenendo, mentre Lina, angosciata, nasconde il viso sulla spalla del bimbo, che tiene sempre in braccio). — Perchè è tua zia, oh bella!

Ces. (dopo un momento di riflessione). — Che peccato!... Ma la mia mamma, allora, dov’è? Tutti i bambini hanno una mamma.

Elis. (asciugandosi le lagrime di nascosto col grembiale) — La tua mamma è.... in paradiso.

Ces. (ripete mortificato). — In paradiso!

Lina (con impeto, rialzando la testa e guardando il bimbo negli occhi). — No, amore, no! La tua mamma è qui con te. Sono io.

Ces. (batte le mani con gioia). — Mamma! Mamma! O cara mamma! (Le cinge il collo con le braccine e la bacia).

SCENA II.

La signora Erminia entra dalla centrale,
fermandosi, sulla soglia.

Lina. — Erminia!

Erminia. — Scusami, sai; ho chiamato tante volte.... ho anche suonato! Ma, poichè nessuno veniva, e io sentivo la tua voce, mi son fatta lecito di entrare. (Pausa).

Lina (depone a terra il bambino, lo bacia, gli raccomanda di esser buono, e fa cenno a Elisabetta di condurlo in cucina. Essi escono). — Hai qualche cosa a dirmi? La tua visita inaspettata deve avere un grave motivo.

Erm. — Un grave motivo difatti. Ma questa scena di tenerezza mi ha fatto un certo effetto. Quello è dunque il bambino! Me ne avevano parlato, ma non credevo che tu... Del resto, fai bene a farti chiamar mamma: è più semplice e più simpatico. Le zie sono sempre un po’ sospette.