Pagina:Speraz - Due madri.pdf/12

Da Wikisource.
10


Erm. — Che tu non veda mio marito....

Lina. — Tuo marito? Ma tu credi dunque che io possa ancora amarlo, dopo il suo tradimento, dopo il suo abbandono?... Egli è morto per me, come uomo. Non vedo in lui che il padre del mio bambino.

Erm. — È ben questo ch’io non voglio. È ben questo. Se tu non avessi il figlio.... saresti per me, moglie, una di quelle che una mia pari ignora, o finge d’ignorare, Ma tu mi offendi appunto nella parte più sensibile: nella mia maternità. Poichè, io pure adoro la mia bambina, e il tuo bastardo le può rubare il cuore di suo padre!

Lina (pallidissima, fa atto di gettarsi sulla rivale, ma riesce a contenersi). — È troppo! Tu passi il limite. Guai a te! guai a te! (Fa alcuni passi per la stanza e s’accosta alla sua scrivania. Apre convulsamente un cassetto, poi lo richiude. Più calma torna verso L’Erminia, che avrà seguito, ogni suo movimento con occhio indagatore).

Lina (la sua voce è mutata). — Ascoltami bene. Se Cesarino è quello che tu hai detto, la tua Emma non ha nulla da invidiargli.... e io no ho le prove.

Erm. (sconvolta, livida). — Tu menti! Non esistono prove.

Lina (con una risata schiacciante). C’è intanto la tua confessione. Non esistono prove: dunque, il fatto, sì, esiste.

Erm. (cercando di ripigliarsi al colmo dello sgomento). — Tu menti! tu menti!... Io.... non so nulla.

Lina. — Taci; mi fai pietà. Sai troppo bene che io non mento. E anche le prove esistono. Ti ricordi la tua passeggera amicizia con Laura Fiori? Posso nominarla perchè è morta.

Erm. (irritata e confusa). — Non rammento nulla: sono tutte menzogne. (Vuol andarsene).

Lina. — Fermati e ascoltami. Qui comando io. Un giorno Laura si era recata da te; ti aspettava nel salottino e tu tardavi. A un tratto, ti precipiti là dentro e le consegni un pacchetto di lettere, pregandola di nasconderle e bruciarle appena arriva a casa. Tuo marito ti frugava i cassetti e temevi che ti frugasse anche gli abiti. A Laura dicesti che erano lettere dirette a tua cognata da un giovanotto.

Erm. — Ed era vero, e Laura mi ha giurato di averle bruciate.