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dimostravano che Paolo non era stato nè a casa, nè all’ufficio, ma al caffè, all’osteria, o chi sa dove.

Annetta piangeva in segreto fra le braccia di Emma.

— Se lo scopro infedele, lo ammazzo! — mormorava qualche volta, fremente di passione.

— Non faresti meglio a lasciarlo? — consigliava Emma timidamente.

Annetta scattava.

— Lasciarlo?!... Perchè vada da un’altra?... Perchè sia felice con un’altra?.... Mai! Ti ripeto che se mi tradisse, potrei forse non ammazzarlo, ma lasciarlo, mai.

— E che te ne vorresti fare? — domandò un giorno Celanzi, che le dava del tu nella sua qualità di cugino. — Ti renderebbe infelice....

— Ma sarebbe infelice anche lui, perchè io non starei zitta. Meglio infelici tutti e due, che lui felice ed io no. Per questo non vedo l’ora di essere sposata, almeno saprò che non mi sfugge più.

— E se mettessero il divorzio? — chiese ancora Celanzi, divertendosi a tormentarla.

— Il divorzio? Il divorzio?! Non ci mancherebbe altro! Io dovrei dunque vivere tutta la vita nell’inquietudine?.... Se il matrimonio non dovesse dare a una povera ragazza la sicurezza di non essere abbandonata, a che servirebbe?....

— O bella! Non sai quanti disferenziati, come