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Restò un momento come sbalordito, mentre nel cuore gli si allargava un prepotente senso di tenerezza.

Si avvicinò di più a lei, la chiamò sommessamente per nome, e non potendo più oltre resistere al dolore che lo straziava, le si buttò ai piedi, le abbracciò le ginocchia, scongiurandola di perdonargli. L’amava tanto! Da tanti anni! L’amava di un amore rinchiuso, rispettoso, ignaro di sè. Avrebbe taciuto ancora, forse sempre, se ella non gli avesse fatto comprendere che intendeva e divideva quella vertigine.... No! questo non era un rimprovero. Era l’espressione più sincera di una eterna riconoscenza. Gli aveva dischiuso il cielo.... lo aveva inebbriato.... Da quell’ora egli le apparteneva per tutta la vita!

Con molta dolcezza, lo sguardo velato da un sottilissimo senso di voluttà, Cleofe si chinò sul giovane, sempre inginocchiato davanti a lei, con le braccia distese lungo i suoi fianchi, come quando era bambino, e lei si compiaceva di quelle infantili carezze.

Lo guardò fissamente, gli sfiorò la fronte col suo alito caldo.

— Sei un angelo — mormorò. — Hai parole affascinanti.

Egli la strinse, ebbro di passione, la coprì di baci, arrovesciandola all’indietro sulla spalliera della sedia, premendola con tutto il suo corpo....

A un tratto, essa balzò in piedi bisbigliando con la voce soffocata: