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nel cuore di chi ama una impressione più profonda della più completa ebbrezza.

Nulla.

Oh! egli era molto infelice, poichè tutto gli diceva che quella donna non lo aveva mai amato. E una dura parola gli veniva sul labbro:

— Capriccio! Capriccio dei sensi, passeggiero capriccio e smania di dominare.

Con tutto ciò, egli era incapace di ribellarsi. Troppo l’amava. L’amava al punto che, tormentato com’era, non avrebbe ceduto per nulla al mondo, il suo posto di aiuto accanto alla desolata infermiera, sperando sempre un ritorno del passato, un risveglio della passione....

O del capriccio.

— Sono abbietto — diceva qualche volta — sono vile.

E piangeva di vergogna. Ma il fascino di quella strana donna, che aveva tanto cuore per la sua creatura e così poco per chi l’amava, lo teneva incatenato.

Quando si trovava con Leopoldo che lo trattava con particolare simpatia ed amicizia, sentiva rimorso e vergogna insieme. Certo, intuiva che Leopoldo non amava più la moglie, ma non credeva che ciò diminuisse la propria colpa.

— Deve averla amata molto — pensava osservandolo. — Deve averla amata come l’amo io ora. Una volta capito che donna è, ha vinto se stesso. Forse un giorno mi vincerò anch’io.