Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/184

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Con le braccia alzate tentava di respingerlo, di fargli male.

— Emma mia -— balbettava il seduttore — Emma mia! Perchè mi tratti così?... Lasciati baciare!... Soltanto baciare!... Ti giuro...

Scaraventò in mezzo alla stanza il cappello che era riescito a levarle di capo, e la strinse con tutta la forza delle sue braccia, riducendola immobile.

Più alto di tutta la testa, la dominava, la soffocava.

Puntandosi contro il muro, ella si difendeva con uno sforzo supremo.

Ma la vigoria giovanile, la resistente elasticità del corpo svelto, quelle forze naturali su cui ella tanto contava, s’indebolivano, l’abbandonavano.

Il suo petto anelante non respirava.

— Muoio! — susurrò in un istante d’invincibile angoscia.

Egli allentò la stretta; ma a lei mancò la forza di approffittarne.

La coscienza della propria debolezza schiacciava il suo coraggio. Scoppiò in un pianto affannoso. E tra i singhiozzi aveva parole supplichevoli, accenti disperati.

Invano!

Egli sentiva la vittoria vicina, e la sua passione cresceva in ardore e violenza.

— Mi ami! — gridò a un tratto con voce trionfante. — Mi ami, sei mia!