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Le belle ragazze gli piacevan tutte, poichè la bellezza è la prima aristocrazia della natura; ma le signorine accarezzavano la sua ambizione. D’altra parte, un buon matrimonio, con molti denari, era il segreto pensiero di sua madre ed un pochino anche il suo: per ambizione, per avarizia e per voluttà. Un aristocratico puro sangue può ancora amare una villanella; ma il bel giovine che vien dal basso vuol la signora, le trine, l’oro, i brillanti.

— Buon giorno, signorine; quale fortuna la mia, stamattina! — esclamò, appena arrivato sul ponte, levandosi con molta grazia il cappello.

Le due fanciulle s’inchinarono.

— Oh! lei ne ha ben altre delle fortune! — ribattè l’Annetta, con voce che voleva essere gaia e tradiva il geloso rancore.

Il giovinotto, raggiante di fatuità, strinse la mano all’Annetta, poi all’Emma, con quell’aria di perfetta sicurezza che lo rendeva irresistibile; e si mise a discorrere della fiera, dei ciarlatani e del rumore che avevano fatto nella notte; lasciando intendere che non ne poteva più di quell’alloggio, nella piccola osteria della Torre, alloggio così poco conforme ai suoi gusti, e dove si era adattato soltanto per la vicinanza dell’ufficio, non essendo mai riescito, causa le sue abitudini cittadine, ad essere mattiniero.

Ma la conversazione languì subito. Annetta rimaneva silenziosa, irritata da quei discorsi indifferenti;