Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/235

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— Perdono!.... Perdono! — gemeva Cleofe inginocchiata ai suoi piedi.

— Taci! — gridò egli respingendola. — Taci e va lontano. Da te mi sono sempre aspettato tutto il male. Ma non credevo che tu osassi rapirmi il mio amico. Ti supponevo più astuta.

— Ora a te — riprese, rivolgendosi a Celanzi. — Tu non sei certo il suo seduttore, come non puoi supporre di essere il suo primo amante. Non sei che il primo nel quale m’inciampo, e devi rispondermi dell’offesa.

— Sono ai tuoi ordini — rispose Andrea profondamente addolorato, ma calmo. — Se vuoi la mia vita, puoi prenderla. Io non la difenderò.

E si sentiva che parlava sinceramente, che odiava la vita da quell’istante.

Un freddo sorriso passò sulle labbra di Leopoldo.

— Come l’ama! — pensò.

Poi disse:

— Va bene. Mi rivedrai domani.

Uscì da quella camera e poi dalla casa.

Ora aveva bisogno di ritornare all’aria aperta in campagna.

Era meno affranto di prima, ma più concitato.

Quella scossa violenta aveva ridestate alcune forze sopite dell’anima sua. Quell’essersi potuto sfogare dopo tanti anni di rancore soffocato in omaggio a un simulacro di famiglia, a un simulacro di concordia, lo