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Egli si diceva: — Avendo sott’occhi una creatura perfetta, giovane e amante, come Emma, Andrea non avrebbe mai preferito Cleofe, se Cleofe non l’avesse attirato e sedotto con le sue arti di civetta. — Ella meritava dunque una terribile punizione; non per il male che aveva fatto a lui (si sentiva così staccato dalla terra e straniero a se stesso che quasi non se ne occupava) ma per avere distrutta la felicità di due giovani, assolutamente meritevoli di essere felici.

Con questi pensieri, che lo trascinavano in una nuova illusione, egli andava vagando come un anima in pena, preso da un nuovo furore di vendetta.

Ma non gli riusciva di trovare la vera punizione da infliggere alla perfida.

Quando gli pareva di aver trovato, doveva convenire che era una cosa inutile. Il male di Cleofe non avrebbe fatto il bene di Emma.

Questo bene, e non altro, premeva a lui.

A notte rientrò.

Il suo viso pallido appariva stanchissimo, ma calmo e quasi sereno.

Credeva di aver trovata la soluzione del penoso problema. Celanzi doveva sposare Emma; ed Emma doveva credersi amata da lui.

— Col tempo poi l’amerà davvero — diceva con profondo convincimento.

Appena in casa, Annetta gli andò incontro an-