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nunziandogli che la mamma aveva l’emicrania e che il desinare aspettava da un’ora.
Egli si scusò gentilmente dell’involontario ritardo, e s’informò con la massima naturalezza dello stato di sua moglie.
Poi domandò se Paolo era dei loro quel giorno e se avevano visto Celanzi.
— Non è il giorno di Paolo oggi — rispose Annetta sorridendo. — Sai bene che è invitato soltanto il giovedì e la domenica. Sarà domani. Quanto a Celanzi, io non l’ho visto.
Allora Leopoldo pregò Marco Fabbi, che stava per andarsene, di rimanere.
— O babbo — osservò Annetta — un pranzo riscaldato! Zio non sarà contento: dice sempre che le minestre riscaldate non gli piacciono.
— Birichina.... tu sai bene di che minestre parlo.
Continuarono a scherzare e andarono a tavola come tutti i giorni.
— Dov’è Emma? — domandò il padron di casa non vedendola nella sala.
— Eccomi — rispose la fanciulla entrando, e volgendogli uno sguardo che voleva dire: Vedi? Sono calma e forte, come te.
Egli la comprese e la ringraziò con un sorriso.
La serata passò tranquillissima.
Emma, che non sapeva della catastrofe, fu stupita di non vedere Celanzi, ma non disse nulla.