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Non le pareva vero che il suo buon padre, lui che tanto l’amava e la conosceva, potesse giocarla così? Darla a un uomo che ne amava un’altra?

Non era possibile.

Eppure, appena tornato a casa verso il tramonto, Leopoldo andò a trovarla nella sua cameretta e le disse, quasi brutalmente, che Celanzi aveva chiesto la sua mano e che ella doveva rispondere con tutta franchezza.

Non era vero. Egli non aveva parlato con Celanzi, e Celanzi non aveva scritto nulla, naturalmente.

Dopo il terribile combattimento che lo aveva travagliato la notte e il giorno, Leopoldo si era afferrato, come all’ultima tavola di salvamento, a questa determinazione: valersi di tutti i mezzi per sapere positivamente se Emma amava Celanzi, e agire poi di conseguenza.

Quasi atterrita, Emma non poteva rispondere.

— Anche lui pensava — anche lui! La paura del disonore gli fa perdere la testa.

E lo guardava con angoscia. Ma ella aveva l’abitudine di leggere in quei lineamenti; epperò, guardandolo, indovinò quasi tutto. Come un lampo la verità balenò al suo pensiero. Capì che cercando chi poteva essere l’uomo da lei inutilmente amato, egli aveva pensato a Celanzi, perchè Celanzi gli pareva l’unico uomo possibile.

Ne fu commossa, intenerita. Voleva renderla felice a qualunque costo, il suo povero babbo!