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con essa dileguò pure il fiero coraggio della creatura disperata che osa contemplare la verità. L’istinto della vita che allontana da noi il dolore eccessivo quando minaccia di soverchiarci, trionfò ancora una volta. La sua mente stanca si accasciò; cominciò a dubitare. Non vide più così chiaro, o non volle vedere. Tornarono le compiacenti fantasticherie della passione e dell’amor proprio, e non furono respinte. D’altronde perchè avrebbe dovuto ritirarsi così vigliaccamente? Non deve persistere chi vuol ottenere? Egli non poteva essere senza cuore, con quegli occhi dolci e affettuosi: e se non era senza cuore si sarebbe commosso vedendosi amato così.

A forza di amore ella doveva vincerlo, conquistarlo, farlo suo. Quale felicità, poi, quanta gioia! Tutte glielo avrebbero invidiato.... Ed egli l’avrebbe innalzata su tutte....

Spinta da questa nuova corrente di pensieri, che era veramente la solita da cui si lasciava trascinare, ella sentì il bisogno di discorrere; ma non potendo ripetere all’Emma il soggetto del suo dialogo con Paolo, per le cose dette contro di lei, inventò lì per lì una conversazione nella quale, senza quasi addarsene, attribuì al suo adorato delle frasi galanti, esagerate perifrasi di quel meschino complimento «il tempo vola con lei, signorina» e della promessa di andarla a trovare, che le risuonava all’orecchio come una musica fascinatrice.