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— Non ne ho voglia... — mormorò l’«organista» — Vi ho annoiati abbastanza.

E si allontanò, evidentemente per non essere interrogato e sottrarsi all’attenzione del medico che gli teneva gli occhi addosso.

Nessuno fiatò. Sentivano tutti che non era una cosa da nulla, e che il dottore annetteva una grande importanza a quell’improvviso abbandono della musica da parte di un artista così appassionato.

— Dacchè Emma è scomparsa, egli non ha più toccato il piano, nè l’organo — disse Marco, accostandosi al tavolino e parlando sottovoce.

Le vecchie finsero di non avere inteso, ma si guardarono malignamente.

Cleofe impallidì.

— Sarà perchè non ha nessuno che gli volti le carte — osservò Brussieri ridendo da stupido.

Annetta lo urtò nel gomito, avendo sorpreso un gesto indignato di Marco.

Terminata l’ultima partita, essendo già le undici, le vecchie se ne andarono e Fabbi offrì di accompagnarle. Anche Brussieri credette opportuno di andarsene.

Il dottore passò nel salotto dove Leopoldo leggeva; e Marco Fabbi ricomparve dopo alcuni istanti. Cleofe e sua figlia si ritirarono nelle loro camere.

La conversazione fra i tre uomini si aggirò da principio sopra argomenti generali: i malati, la vendemmia, il nuovo Ministero...