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Leopoldo non pronunciava che monosillabi, distraendosi affatto appena i suoi compagni si infervoravano in una discussione.
— Che notizie di Emma? — domandò il dottore mutando tattica.
Leopoldo trasalì.
— Ha scritto che sta bene. Lavora.
— Con chi è?
— Non lo dice. Suppongo con quelli della giostra a vapore. Anzi sto facendo ricerche per sapere dove sono.
— Lei, non lo scrive?
— No. La lettera viene da Trieste e mi dice di scriverle a Trieste, avvertendomi però che lei non è in quella città. Non vuole dirmi dov’è; ha paura che vada a prenderla.
— Ma perchè è scappata?
— Chi lo sa? Lo dicevo poco fa a Marco. Non ne so nulla. La mia testa si perde. Mi par d’impazzire.
Tacque per un momento; poi riprese, rivolgendosi a Marco, con altro accento:
— Tu ne sai qualche cosa, tu! Parla!...
— Io non so niente. Ma ne dicono tante; ne dicono di tutti i colori.
Leopoldo voleva saper tutto, perchè davanti a lui la gente non parlava.
Allora Marco si lasciò sfuggire che la moglie del portiere della Pretura, aveva detto a lui stesso: «Bisognerebbe interrogare il signor Brussieri.»