Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/284

Da Wikisource.

— 278 —

geva mai, meditava sul serio le pose eleganti di una sposina, che sta sfogliando un romanzo francese, giocherellando con un pugnaletto arabo.

Paolo Brussieri si sentiva a sua volta dolcemente accarezzato da queste raffinatezze, e, memore degli stenti in mezzo ai quali era venuto su, tra il padre sordido e la madre accanita al guadagno, quel lusso e quell’abbondanza gli mettevano addosso un fremite di piacere e di orgoglio. Pensava al tempo in cui i vecchi avrebbero finalmente fatto posto a chi tocca, e un bel gruzzolo di denaro sarebbe entrato in casa anche da parte sua. Allora, addio Pretura! Aveva una bella nausea di carta bollata! Voleva fare il signore anche lui: godersi il papato. Intanto però, con la dote della moglie, le rendite della suocera, la paga di cancelliere e le cinque lire il giorno che sua madre gli aveva promesse sui guadagni di bottega, «di nascosto al papà,» si poteva passarsela discretamente. Del resto, se otteneva presto un trasferimento a Pavia, come sperava, avrebbe frequentato l’Università e presola laurea di avvocato.

Questo per la gloria.

Con l’animo così ben disposto, egli era sempre gaio e sorridente, tanto più che la scomparsa di Emma l’aveva liberato di ogni più piccola preoccupazione.

Spesso i Mandelli lo invitavano a pranzo, ciò che non era un piacere per lui. La presenza di Leopoldo,