Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/285

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che sempre lo aveva intimidito, ora lo agghiacciava. E come tutti gli orgogliosi, soffrendo di trovarsi in soggezione, egli faceva qualche volta lo spavaldo e vuotava qualche bicchiere di più per tener testa al nemico.

Per la signora Cleofe il momento di mettersi a tavola era un vero supplizio. Dopo il perdono, o meglio dopo la tregua ottenuta, la presenza del suo magnanimo giudice l’umiliava profondamente; la sua gratitudine diveniva di giorno in giorno più amara. Faceva inutili sforzi per mostrarsi serena e gaia come nel passato. Provava un vero sollievo quando, oltre al Brussieri, riesciva a trattenere Marco Fabbi o qualche altro parente; o quando Leopoldo era fuori.

Quel giorno erano loro quattro solamente. Leopoldo più tetro del consueto, dopo i discorsi della sera innanzi, pensava al modo di procurarsi una prova della infamia di Brussieri, per mandare all’aria quel matrimonio, che ora gli appariva impossibile, mostruoso.

Severo, accigliato, guardava il posto vuoto di Emma, e non mangiava, non parlava con nessuno.

Al solito di tutti i giorni, arrivava un commesso di negozio, la piccina di una stiratrice e di una trinaia, un facchino della stazione: e tutti portavano roba, o venivano a prendere degli ordini.

Erano benefiche interruzioni in quella domestica musoneria, che neppure Annetta osava sfatare.