Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/287

Da Wikisource.

— 281 —


Paolo pensava alla gioia di possedere un nido simile, lontano dal suo futuro suocero, e rallegrato da lieti propositi, da argentine risate.

Intanto finiva di mangiare una pera squisita e un pezzetto di cacio.

Leopoldo che non aveva inghiottito quasi niente, prese un grappolo d’uva bionda, magnifica, e si mise a mangiarla, sopra pensiero.

Sedevano uno di fronte all’altro e non si guardavano. I loro sguardi si volgevano ogni tanto, macchinalmente, verso la fiamma allegra del caminetto.

Finita l’uva, il padrone di casa si mescè due dita di un bel vino rosso, accostò il bicchiere alle labbra e bevve alcuni sorsi. Il suo braccio era agitato da un leggiero tremito.

Brussieri vuotò il bicchiere che gli aveva empito poco prima la signora Cleofe.

Dopo bevuto si guardarono, e Leopoldo domandò freddamente:

— Sapete la ciarla che corre?

— Hum! Ne corron tante! Non è mia abitudine di badarvi.

— Va bene. Ma questa volta è diverso. La ciarla o meglio la notizia a cui alludo parte da fonte sicura. Ed è in generale accettata. Si dice che voi siate la causa della disperazione e della partenza di Emma.

— Io?... Che storie!