Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/293

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suo avversario faceva per atterrarlo, continuava a menar colpi alla cieca.

A un tratto egli si sentì travolto sul pavimento da un peso inerte che piombava sopra di lui.

Credendola un’astuzia, vibrò un altro colpo e con uno sforzo supremo riesci a liberarsi.

Il cadavere, violentemente urtato, girò su se stesso e rimase immobile in un lago di sangue.

Allora il Mandelli indietreggiò esterefatto. Una improvvisa lucidezza di mente lo agghiacciò.

Aveva ucciso un uomo!

Restò come fulminato.

Ma poco dopo, un pensiero cinico lo fece ridere di un riso ebete.

Ora non la sposava più la sua Annetta, quell’animale!

L’immagine di sua figlia, così evocata, gli rammentò che ella stava per discendere... che avrebbe visto!

Ebbe paura. Gettò il coltello.

Andò verso il salotto per uscire dalla veranda, ma, vedendo la cameriera arrivare di corsa seguita dal domestico, sbattacchiò l’uscio chiudendolo per di dentro; poi uscì in anticamera, chiuse a chiave la sala da pranzo, e si ficcò la chiave in tasca. Allora, infilato a precipizio il paletò, lo abbottonò fino al collo e si calcò in testa il cappello con un gesto automatico.

Sul pianerottolo sentì la voce di sua moglie e di sua figlia che scendevano con la fascettaia. Si mise