Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/303

Da Wikisource.

— 297 —


vano a tenere i registri; o prendeva le ciotole piene di soldi dalle mani dei riscuotitori. Era questa l’unica occupazione possibile, che lei aveva trovato in quello strano mondo. Nelle baracche non aveva potuto resistere.

Le maniere e le abitudini di quegli uomini, le famigliarità, la urtavano, la ferivano. Dalla Metempsicosi aveva dovuto fuggire. Era spostata ben altrimenti che nella famiglia signorile dei Mandelli! E si domandava se era la sua condanna, di essere spostata da per tutto. Un intenso bisogno di solitudine la vinceva. Un giorno o l’altro pensava di staccarsi dai suoi amici e di rimanere in una grande città, per mettersi a lavorare da sarta o da modista.

Ma un senso di pessimismo, che la persuadeva a momenti, le suggeriva tristamente che tutto era inutile, che la sua vita spezzata non poteva più scorrere tranquilla in nessun angolo di mondo. Allora ogni energia l’abbandonava.

— Perchè mutar condizioni, perchè affrontare nuove, imprevedibili difficoltà, se tutto deve condurmi allo stesso risultato? — pensava nel suo scoramento.

Invidiava quasi Ninì, quella splendida bambola di porcellana, dall’anima di gutaperca, paga di essere bella e di sentirselo a dire.

Lei era una refrattaria, povera Emma, e non poteva trasformarsi, non sapeva dimenticare.

Oh! come sarebbe morta!