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nata? Quale follia, quale accecamento dello spirito e della carne?... Ella doveva avere amato Brussieri, come egli stesso, aveva amato Cleofe. Oh! perchè non si erano amati loro due invece?... Giovani, liberi e tanto più affini, perchè non si erano intesi fin dal primo sguardo?...

Perchè?

Vana domanda, a cui l’anima non può rispondere, se non con una vana parola: fatalità!

Mille e mille navi solcano l’immenso oceano, solitarie, incolumi; due s’incontrano, si urtano, si spezzano, trascinate nel medesimo istante, sulla medesima via, da una irresistibile, misteriosa attrazione. Fatalità: tenebre.

Mezzo nascosto da un vecchio cipresso, Andrea guardava Emma, senza essere scorto da lei.

Ella non piangeva. La fronte appoggiata alla mano sinistra, il suo profilo spiccava netto e gentile sul fondo azzurro dell’aria. Pareva assorta. Il suo sguardo si spingeva lontano, traverso agli alberi folti della costa fuggente sotto ai suoi piedi, là dove un lembo di lago appariva, profondamente incassato nel suo bacino, tra i monti alti e vicinissimi.

La superficie dell’acqua, azzurra e lucente, era appena mossa da una leggerissima brezza. Una roccia nuda, sporgente, metteva una macchia scura nel fondo. In alto, sulla vetta del monte da cui la roccia si staccava, scintillavano al sole i brillanti e i topazzi di un