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di quel corpo, che si reggeva appena nello stato intermedio di oblio assoluto e di semicoscente vaneggiamento, non aveva potuto resistere all’urto inesorabile della realtà: al ricordo angoscioso di tanti patimenti morali, che rincontro con la moglie aveva rievocati con terribile intensità di visione.

Ed ora a tutto ciò si aggiungeva il divampare improvviso di una passione, ringagliardita dalla speranza nella solitaria convivenza. Salvato dalla follia e dall’ebetismo, la tabe lo minava.

Che cosa fare per salvarlo?

Separarlo da Emma?

Impossibile e inutile. Sarebbe morto lo stesso.

Se avesse potuto sposarla!... O farsi amare egualmente!... Ma come dirgliele queste cose?... E a chi dirle? A lei, o a lui?... Inutile a lui; a lei, impossibile.

Il povero dottore si strappava i capelli nella rabbia dell’impotenza.

E intanto Leopoldo deperiva.

Uscito appena dai mistici divagamenti, il misero che già s’inoltrava nel decimo lustro, non trovava alcuna difesa contro il risveglio tumultuoso della sua carne conculcata.

Essere sempre con lei, in quella convivenza ideale; ammirare continuamente la sua bellezza provocante, fascinatrice: sentire il calore e il profumo del giovine corpo; ricevere le sue innocenti carezze; spasimare... e tacere!