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Emma pensava con terrore al momento in cui quell’amico, quel padre, teneramente amato, l’avrebbe abbandonata per sempre. Che tristezza intorno a lei, che silenzio!
Non più passeggiate, non più allegri concerti. Il pianoforte taceva spesso, giorni e giorni.
L’organo della Madonna de’ Servi non rallegrava più, con la sua voce sonora, la campagna silenziosa.
Unica distrazione qualche gita in carrozza. Poi neppure più questo. I cavalli ingrassavano pigramente nella scuderia; la bella carrozza ammuffiva dimenticata: la villa intera taceva come morta.
Emma girava con passo spettrale per le stanze deserte, semibuie, soffocando i singhiozzi che le rompevano il petto. La sua elegante figura, stretta nella veste di seta rosa, che portava per la casa, entrava come una visione, come sognata, tra i fiori della veranda dove il malato si rifugiava nelle ore tiepide.
— Sta qui; sta qui accanto a me!... Siedi presso a quelle rose, così. Come sei bella!
E la contemplava, estasiato.
Per farlo guarire, perchè vivesse con lei ancora un poco, ella avrebbe data tutta la sua giovinezza, tutti gli anni belli e floridi, di cui poteva disporre.
Sebbene non sospettasse la passione devastatrice