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grembiale da cucina, ridacchiava come la padrona, mostrando due file di denti, solidi e bianchi.

— Signora, il padrone...

Il signor Von Roth di ritorno dal suo giro per la fiera salì la scaletta della minuscola abitazione.

Traversò la cucina, rimpicciolendosi alquanto, senza curvarsi, per quella sua facoltà che lo faceva rassomigliare a un canocchiale, e fregandosi le mani per la gioia. Nel salottino si levò il berretto dall’ampia visiera, e fermandosi di fronte alla moglie, s’inchinò gentilmente, mormorando nella barba:

— La va proprio d’incanto!

Proprio d’incanto! — ripetè dopo una pausa — Se il tempo non ce ne fa una delle sue, sarà una retata.

Si mise a sedere sul piccolo sofà che tremò tutto.

— Il tempo è stupendo! — tubò Marta ammiccando. — Tutto andrà bene per Ninì. Quest’anno speriamo che potrà andare a Helgoland con tutto il lusso necessario per eclissare le sue amichè e rivali.

Il Von Roth non fece eco a questa esplosione di contentezza, come forse aspettava la sua signora. Egli ebbe invece un sorriso ironico quanto invisibile, e le sue spalle si alzarono in modo poco rispettoso per Helgoland e per la elegante società che ama di bagnarsi su quelle spiaggie.

— Sarà tempo di pensare anche alla nostra vecchiaia — sentenziò dopo alcuni momenti di silenzio.